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Non hanno mai smesso di credere nella necessità di un sistema pubblico di prevenzione diffuso in tutto il paese, in grado di garantire il diritto alla salute e di contrastare le diseguaglianze.
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Il diritto universale alla salute richiede la pace e rifiuta la guerra

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SNOP ha da subito aderito all’idea di costruire un documento sulla pace in un percorso con altre associazioni di area sanitaria, che l’AIE – Associazione Italiana Epidemiologia aveva lanciato alcuni mesi fa, e ha partecipato attivamente alla elaborazione di quella che oggi è diventata una dichiarazione delle società scientifiche sanitarie  in favore della pace, titolata “IL DIRITTO UNIVERSALE ALLA SALUTE RICHIEDE LA PACE E RIFIUTA LA GUERRA” (https://epiprev.it/notizie/il-diritto-universale-alla-salute-richiede-la-pace-e-rifiuta-la-guerra).

Da tempo AIE ha inserito il tema della pace tra gli ambiti del proprio interesse[1] e dal 2022 vi dedica uno specifico gruppo di lavoro: l’iniziativa per la ricerca di una dichiarazione condivisa con altre associazioni si inserisce in questo contesto, e certo proprio la possibilità di coinvolgere altri su questo tema appariva non scontata. Occorre dire che l’invito era stato rivolto a più di 300 associazioni mediche e sanitarie e che ad oggi il documento è stato sottoscritto da poco più di 20 di esse. Questo certo non significa che chi non ha aderito dall’inizio non consideri la pace come un requisito della salute della popolazione[2], né esclude che siano, come associazioni scientifiche e sanitarie, attente alla pace e contrarie alla guerra: oltretutto il documento è tuttora proposto all’adesione di chi fosse interessato.

Merita comunque di osservare come, tra chi non ha ignorato l’invito, ci sia stato chi ha obiettato che non lo riteneva un campo di cui una società scientifica o professionale si dovesse occupare o, ancora, chi ha sostenuto che l’associazione non si occupava di “politica”. Sarebbe interessante sapere se queste considerazioni fossero fatte – dimenticando le proprie origini e fondamenti – anche da società di area di sanità pubblica.

È indubitabile come la guerra in corso in Ukraina abbia cambiato alcune cose nelle nostre percezioni della guerra (e della pace) in particolare per la vicinanza geografica e culturale con i Paesi coinvolti, ma forse anche per la più prossima minaccia di una evoluzione nucleare.

A fronte delle numerose guerre in atto negli ultimi 20-30 anni[3], il ripetersi negli ultimi due anni di interventi in favore della pace di organizzazioni e riviste scientifiche[4],[5],[6] (ma anche di articoli di carattere scientifico sulla guerra[7],[8],[9] testimonia la crescita di un’attenzione che forse è mancata in precedenza. Quando il percorso di condivisione è partito, la guerra in Medioriente ancora non era scoppiata in maniera così spaventosa (il salto rispetto alla condizione di conflitto precedente è da discutere) e questo, da una parte ha spinto ulteriormente a ragionare su guerra e pace, dall’altra ha forse complicato le cose, dal momento che le vicende in quella parte di mondo provocano spesso – in occidente come altrove – reazioni divisive o apparentemente inconciliabili. Che la Dichiarazione in questo quadro vieppiù complicato sia, a nostro avviso, riuscita a tenere dritta la barra sulla pace, “comunque”, e come valore assoluto, contribuisce ad accrescerne il significato.

Anche se il tema delle sofferenze derivanti dai conflitti bellici è stato talvolta oggetto della sua attenzione, SNOP stessa non può certo vantare un curriculum “pacifista” (né intende oggi vantarlo a posteriori) ma crediamo di aver avuto quell’apertura culturale legata al tema della salute e ai suoi determinanti, che ci ha permesso di intercettare quello della pace (sì, oggi che è più facile) come uno degli ambiti oggi ineludibili anche quando si parla di salute.

Oltre a riconoscerci nella Dichiarazione e ad impegnarci, insieme agli altri firmatari e richiamando anche i doveri etici e deontologici dei suoi associati, sugli obiettivi che in essa sono tracciati, vorremmo ringraziare qui AIE e il suo Gruppo di lavoro “Pace” per l’iniziativa condotta che crediamo abbia offerto, non solo a noi di SNOP, un’occasione di crescita e un’opportunità per i fini della prevenzione.

 

 

 

[1] ) Bisceglia L, Saracci R. Prevenzione dei conflitti armati e promozione della pace e del disarmo: un nostro dovere professionale. Epidemiol Prev 2022;46(1-2):4-5.

[2]) La Carta di Ottawa (1986) per la promozione della salute individua la pace al primo posto tra le i requisiti e le condizioni fondamentali per la salute.

[3] ) Utile può essere il riepilogo che ne fa in alcuni capitoli il volume “Guerra o salute. Dalle evidenze scientifiche alla promozione della pace” (Il pensiero scientifico editore, ottobre 2023) di Pirous Fateh Moghadam.

[4]) Abbasi K, Ali P, Barbour V, Chir B,et al: (editorial)  Reducing the Risks of Nuclear War — The Role of Health Professionals. N Engl J Med 2023; 389:1066-1067 DOI: 10.1056/NEJMp2308547

[5]) Editorale: Fermare la guerra: le ragioni di chi lavora per la salute. Epidemiol Prev 2023; 47 (3):104-106. doi: 10.19191/EP23.3.050 https://epiprev.it/pubblicazioni/fermare-la-guerra

[6]) Khan W Abimbola S Ghaffar A El-Adawy M Marten R Health for peace: from rhetoric to reality. BMJ Glob Health. 2022; 7e010568

[7] ) Garry S, Checchi F. Armed conflict and public health: into the 21st century. J Public Health (Oxf). 2020 Aug 18;42(3): e287-e298. doi: 10.1093/pubmed/fdz095. Erratum in: J Public Health (Oxf). 2021 Apr 12;43(1): e110. PMID: 31822891.

[8] ) Premila Webster, Keith Neal, War and public health, Journal of Public Health, Volume 44, Issue 2, June 2022, Pages 215–216, https://doi.org/10.1093/pubmed/fdac060

[9]) Wynia MK. Health Professionals and War in the Middle East. JAMA. Published online November 08, 2023. doi:10.1001/jama.2023.24247

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