Clima, salute e salute sul lavoro
Intendiamo segnalare, per la sua rilevanza, ma anche proporre alla discussione il documento “Politica dei co-benefici sanitari della mitigazione del cambiamento climatico” licenziato dal Consiglio Superiore di Sanità nell’ottobre del 2022 e pubblicato sul sito del Ministero della Salute il 15 dicembre scorso. Il documento è frutto di un gruppo di lavoro che è stato coordinato dal prof. Paolo Vineis dentro la sezione “Pianificazione di sistema ed economica, innovazione e ricerca, sviluppo di nuovi modelli di servizio nel SSN” che lo stesso Vineis presiede.
Partendo dall’ormai evidente aggravamento del cambiamento climatico e dagli effetti diretti ed indiretti sulla salute (con attenzione al caso italiano), il documento affronta in particolare la cosiddetta politica dei co-benefici, che si basa sulla convergenza tra politiche di mitigazione del cambiamento climatico e di prevenzione delle malattie. La prevenzione delle malattie croniche richiede, infatti, molteplici interventi, alcuni dei quali possono contribuire a mitigare il cambiamento climatico: una riduzione importante (fino al 30-40%) dell’incidenza delle malattie croniche può essere ottenuta con politiche preventive realizzate al di fuori del sistema sanitario, ad esempio migliorando la qualità dell’aria in ambiente urbano, favorendo la mobilità attiva, migliorando la dieta ecc. Il finanziamento di queste politiche porterebbe a grandi risparmi nel servizio sanitario e avrebbe un impatto molto positivo sulla riduzione delle diseguaglianze sociali. Molte di queste politiche avrebbero anche una ricaduta sul cambiamento climatico, poiché gli stessi fattori di rischio che agiscono sulle malattie croniche sono agenti di cambiamenti climatici.
“Stabilito che il cambiamento climatico si combatte principalmente attraverso le scelte energetiche, limitando l’uso di combustibili fossili e promuovendo le fonti rinnovabili e il risparmio energetico, uno strumento molto efficace ma finora poco considerato è la considerazione di azioni che consentono di mitigare il cambiamento climatico e, congiuntamente, prevenire le malattie” (questi i co-benefici).
Dopo il contributo fornito dallo stesso GdL del CSS, nel 2019, al Piano Nazionale della Prevenzione, questo nuovo documento intende, tra l’altro:
- proporre soluzioni concrete a breve e lungo termine per mettere in atto politiche fondate
sui co-benefici, in settori quali alimentazione, agricoltura, energia, trasporti, urbanistica;
- delineare le implicazioni a medio e lungo termine del cambiamento climatico sul SSN;
- stimare il contributo che può dare il SSN alla mitigazione del clima e avviare un percorso di “zero emissioni” del SSN;
- stimare le risorse necessarie, alla luce degli attuali esigui finanziamenti per la prevenzione in Italia e degli obiettivi del PNRR.
- contribuire a indirizzare le politiche sulla salute legate all’impegno dell’Italia a COP27.
Non interessa, qui, riprendere nel dettaglio i passaggi che risultano sostenuti con estrema chiarezza nel documento, quanto piuttosto cogliere l’opportunità degli argomenti relativi alla prevenzione in relazione alla mitigazione del cambiamento climatico per chiedersi se e come questi aspetti possano trovare collocazione dentro quel particolare ambito della prevenzione che è quella applicata alla salute nel lavoro. Non rientra certamente nelle prospettive di questo documento la considerazione di quest’ambito, tuttavia viene spontaneo chiedersi come l’obiettivo di “mettere la salute al centro delle politiche climatiche” possa essere declinato nello specifico settore. Ci stiamo abituando a considerare e trattare gli effetti dei cambiamenti climatici in termini di salute (e sicurezza) sul lavoro, spesso limitandoci a valutare l’esposizione a condizioni micro- e macro-climatiche modificate, con attenzione al “caldo” e a prospettare le conseguenti misure di prevenzione. Ma è davvero solo questo? È davvero limitato ad una variazione delle temperature l’impatto del cambiamento climatico sulla salute al lavoro?
Si ha l’impressione che la ricerca sul clima abbia spesso trascurato di inserire i lavoratori tra i soggetti più vulnerabili nei confronti del clima, benché alcuni li abbiano individuati tra quelli più precocemente colpiti (v. “Lavoratori: i canarini del clima”[1] ). “A differenza di coloro che possono essere più liberi di rispondere, adattarsi e sfuggire agli impatti del cambiamento climatico, l’esposizione dei lavoratori e la loro risposta sono controllate dai requisiti del loro lavoro e dei loro datori di lavoro”[2]. Ma i pericoli lavorativi correlati al clima vanno oltre quelli legati alle più elevate temperature dei luoghi di lavoro e includono: l’inquinamento ambientale, gli eventi estremi atmosferici, le malattie trasmesse da vettori e zoonosi, la transizione industriale verso nuove produzioni (e l’obsolescenza di altre), la trasformazione di modi di lavoro, gli effetti psicosociali ecc. che si realizzano in correlazione con crescenti disuguaglianze sociali ed economiche. Occorre anche considerare che una maggiore esposizione a rischi si verifica in quelle occupazioni che più sono coinvolte, quali quelle che hanno a che fare con le emergenze sanitarie e di protezione civile o in altri settori nei quali esposizioni e rischi di infortunio possono essere aggravati o essere introdotti ex-novo dai cambiamenti climatici. Particolare attenzione meritano poi le categorie dei lavoratori immigrati, precari e stagionali, che possono accumulare i rischi lavorativi a quelli derivanti da altre condizioni di vulnerabilità sociale, abitativa, economica.
Occorre chiedersi se le politiche dei co-benefici (di adattamento o di mitigazione) non debbano essere perseguite anche qui e, se sì, con quali modalità ed opportunità, per la salute e per il clima.
Appare chiaro che anche le discipline della prevenzione nei luoghi di lavoro debbano seriamente fare i conti con questa che è la più grande emergenza del XXI secolo, riuscendo a cogliere le notevoli opportunità che la crisi può offrire anche per rendere più efficace e inclusiva la stessa prevenzione e, forse, produrre benefici utili anche alla mitigazione del cambiamento climatico.
Graziano Maranelli,
8 febbraio 2023
[1] Roelofs C, Wegman D. Workers: the climate canaries. Am J Public Health. 2014 Oct;104(10):1799-801.
[2] Schulte, P.A. et al: Expanding the Focus of Occupational Safety and Health: Lessons from a Series of Linked
Scientific Meetings. Int. J. Environ. Res. Public Health 2022, 19, 15381.