Una questione di sicurezza non risolta
Riceviamo e volentieri presentiamo al dibattito tramite il nostro sito una lettera scritta da Giuseppe Grillo, macchinista ferroviere in pensione, già RLS, da pochissimo uscita su Quotidiano Sanità. Alcune righe di introduzione possono essere utili per delineare lo scenario in cui si inserisce questa comunicazione. Da diversi anni le aziende che in Italia gestiscono il trasporto ferroviario, sia di persone, sia di merci, tendono a portare da due a uno il numero dei macchinisti presenti alla guida di ciascun convoglio. Le motivazioni possono essere informalmente riassunte come segue: a) “l’Europa c’è lo chiede”, perché nel resto dei Paesi comunitari i costi sono già stati ridotti anche per questa via; b) questa riduzione del personale non incide sulla sicurezza tanto dei lavoratori a bordo quando dei passeggeri trasportati. Sempre diversi anni fa alcune organizzazioni sindacali e alcuni RLS del comparto ferroviario si sono opposti a questa strategia, facendo presente (anche tramite segnalazioni ed esposti ai Servizi per la Prevenzione e la Sicurezza negli Ambienti di Lavoro, all’Autorità Giudiziaria e ad altri) che in realtà il passaggio da due macchinisti a uno non è affatto esente da rischi. Vi sono convogli passeggeri nei quali l’unico altro ferroviere a bordo è un tecnico “polifunzionale”: polifunzionale fin che si vuole, ma non abilitato a condurre treni anche in situazioni di emergenza e a bassa velocità. La situazione è ancora più estrema per i treni merci sui quali il macchinista “unico” è anche un macchinista “solo”… perché dietro la sua motrice corrono soli carri, per l’appunto, merci. Che succede, quindi, se il macchinista alla guida senza un collega a fianco ha un malore in un punto critico della linea, tipo un lungo tratto di pianura lontano da stazioni o altri punti che consentano l’accesso ai soccorritori giunti fin lì con l’ambulanza, o anche un lungo ponte, o anche una lunga galleria? Per quel che è dato sapere sulle esercitazioni di pronto soccorso organizzate dalle aziende del trasporto ferroviario: quando la simulazione prevede un treno fermo dentro una lunga galleria, i tempi di soccorso sono piuttosto lunghi, perché i soccorritori devono essere avvertiti, arrivare a una stazione o a un varco lungo la linea, percorrere a piedi la massicciata fino al treno fermo, salire ed entrare nella cabina dove si trova il macchinista, prestargli le cure e… se necessario, percorrere la massicciata a ritroso con la barella carica. Che fare? Sappiamo che il confronto tra le opzioni contrapposte (un macchinista vs due) si è da tempo arenato in sede ora di definizione istituzionale delle regole, ora di prescrizioni, contestazioni, proroghe, più o meno parziali ottemperanza e inottemperanze…
Insomma, si comprende il perché della recentissima, accorata esortazione di Giuseppe Grillo a non dimenticare questa questione. Riteniamo che sì, vale la pena di ragionarci e discuterne.

