– vengono da lontano (gli anni ’70 del secolo passato) e hanno intenzione di andare ancora molto lontano per contribuire alla tutela della salute e la sicurezza delle persone e delle comunità;
– hanno un’idea di salute che è quella della dichiarazione OMS di Alma Ata, integrata da un affidamento forte al ruolo della partecipazione collettiva, anche delle “persone comuni”;
– credono che il lavoro sia un diritto inalienabile e non debba mai essere causa di danni alla salute;
– hanno un’idea della sicurezza che ha a che fare con il concetto di safety e non con quello di una security blindata da muri e telecontrollo;
– credono che gli obiettivi di fondo della riforma sanitaria del 1978 siano ancora punti di riferimento non negoziabili;
– pensano che le informazioni sullo stato di salute delle persone e delle comunità, sulle malattie e gli infortuni, sulle cause di entrambi e quindi su quali siano i rischi e le modalità più efficaci per affrontarli, su quali le soluzioni per abbatterli, costituiscano una premessa indispensabile per fare prevenzione e addirittura per fronteggiare gli eventi avversi anche una volta che si siano verificati, per evitare che le crisi, lasciate a loro stesse, vadano ad aggravarsi;
– offrono alle istituzioni, ai corpi intermedi della società, alle espressioni dirette delle collettività, agli operatori ed ai professionisti, valutazioni, proposte, azioni di informazione e formazione con l’intento di partecipare e di far partecipare alle decisioni migliori;
– hanno in questi decenni proposto molti contributi e innovazioni di sistema: dallo storico lavoro per comparti ai Piani Mirati, al Sistema informativo, dai grandi temi (edilizia, agricoltura, rischio chimico……) alla Comunicazione;
– hanno collaborato e collaborano ad iniziative di cooperazione e sviluppo di respiro internazionale per promuovere la consapevolezza e la resilienza delle popolazioni esposte a rischi occupazionali e ambientali