A margine dell’importante workshop “Logistica, salute e sicurezza: integrazione per un futuro sostenibile del lavoro” che si è tenuto a Bologna il 10 giugno scorso (i materiali sono disponibili a questo link: https://salute.regione.emilia-romagna.it/prp/aree-tematiche/sicurezza-e-salute-in-ambiente-di-vita-e-di-lavoro/ambiente-lavoro-2025/10-giugno-2025) pubblichiamo volentieri questa nota di Alfredo Gabriele Di Placido, che del workshop è stato responsabile scientifico.
Cogliamo l’occasione anche per segnalare la Banca delle Soluzioni – frutto del progetto omonimo finanziato dalla Regione Emilia-Romagna all’AUSL di Bologna su fondi sanzioni D.Lgs. 758/94 – che nel workshop è stata illustrata dalla Prof.ssa Cristina Mora del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna.
Avere il pacco ordinato su internet sotto casa in 24 ore, oppure ricevere la pizza in meno di un’ora sempre sulla porta di casa rappresentano il massimo della comodità per un cliente. Tutto ciò, però, rappresenta anche una delle nuove frontiere della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. È la logistica, che s’intenda come comparto a sé stante o come parte di un processo produttivo (ad esempio, un’azienda metalmeccanica che abbia al suo interno un magazzino per il carico-scarico merci). Già su questo aspetto sorge una criticità: molte aziende che non hanno nel loro core business la logistica, pur avendo una parte di attività legata alla logistica, purtroppo restano fuori dai dati ufficiali, così da costituire un bias in ottica di pianificazione delle azioni di prevenzione.
I dati rappresentano un settore florido dal punto di vista economico (dati Logistica Management): nel 2020, il fatturato delle aziende di logistica italiane era di 71,2 miliardi di euro, mentre nel 2023 la cifra ha raggiunto i 112 miliardi. Il settore della logistica contribuisce per il 5,41% al PIL.
Settore florido significa anche presenza di molti lavoratori (1,16 milioni di lavoratori); dire lavoratori ci porta a considerare in primis la tutela della salute e sicurezza.
In logistica, possiamo considerare tre rischi principali: rischio da investimento (in senso lato, non solo investimento dai mezzi impiegati all’interno dei magazzini, come i carrelli elevatori, ma anche investimento da merce non stoccata correttamente); rischio da movimentazione manuale dei carichi (le malattie professionali più comuni sono legate alla lombalgia e ad altri disturbi muscolo-scheletrici); rischio da microclima, che in considerazione dei mutamenti climatici porterà ad avere estati sempre più calde da gestire all’interno di magazzini che, nella maggioranza dei casi, non sono provvisti di sistemi di raffrescamento (e senza tralasciare anche la problematica legata al microclima da freddo in inverno). A questi tre è necessario aggiungere il rischio psicosociale, caratterizzato da tempi e ritmi di lavoro intensi dettati dalle scadenze ravvicinate, che rappresentano quella comodità di cui si scriveva all’inizio (la catena di montaggio fordista raccontata da Charlie Chaplin in “Tempi Moderni” potrebbe essersi reincarnata…).
In merito ai rischi, un’attenzione particolare meritano i riders: se negli anni ‘80 erano presenti i pony express (tanto da essere citati in un film dell’epoca), oggi le grandi e medie città sono popolate dai riders (o per utilizzare un termine italiano, ciclofattorini): dotati di bicicletta e di zaino termico, in base agli ordinativi gestiti da piattaforme digitali, sono pronti ad effettuare consegne anche in poche manciate di minuti. Ciò rappresenta altri rischi da valutare e gestire: dagli incidenti stradali al rischio di aggressioni e rapine. Perché se è vero che la Giurisprudenza ha ormai sancito come la strada non sia un luogo di lavoro, è pur vero che la strada è un luogo dove si lavora.
Le fabbriche dove si entrava diciottenni per poi uscire con la pensione non esistono più, vige ormai una frammentazione del lavoro generata da una flessibilità che si estremizza nella precarietà, da una popolazione lavorativa diversificata per origine e formazione e da nuovi scenari che vanno dall’introduzione dell’automazione e dell’intelligenza artificiale ai cambiamenti climatici.
Le soluzioni? Non sono facili e a portata di mano (strumenti fondamentali però sono presenti: a cominciare dai Piani Mirati di Prevenzione, che dovrebbero essere potenziati e valorizzati). L’obiettivo primario è però sempre uno: la tutela della salute, così da poter praticare, in maniera sostanziale e non teorica, l’articolo 32 della Costituzione. Perché, come diceva Piero Calamandrei, “la Costituzione vive ogni giorno”.
Alfredo Gabriele Di Placido
Tecnico della Prevenzione

