Il rifiuto di Italia e USA delle modifiche alle misure internazionali per le emergenze pandemiche.
Il 18 luglio scorso l’Italia ha ufficialmente rifiutato tutti gli emendamenti di modifica al Regolamento Sanitario Internazionale per le pandemie, adottati dall’Assemblea Mondiale della Sanità (organo legislativo dell’OMS). Lo ha fatto all’unisono con gli Stati Uniti e differenziandosi dagli altri Paesi dell’UE aderenti all’OMS.
Gli emendamenti, adottati nel 2024 e destinati ad essere operativi da settembre 2025, prevedono un quadro giuridico finalizzato a migliorare la cooperazione tra gli Stati Membri in risposta alle emergenze di salute pubblica che introduce, tra l’altro, i concetti di «emergenza pandemica» e di «solidarietà ed equità» a livello internazionale.
La posizione dell’Italia non stupisce del tutto dopo l’astensione che aveva sostenuto a maggio scorso insieme a 11 altri Paesi (tra cui Russia, Iran, Bulgaria, Israele), ma concretizza definitivamente una posizione in merito alla gestione delle pandemie a livello di OMS che è dichiaratamente ispirata al sovranismo e svela spinte antiscientifiche, allontanandosi da quella solidarietà internazionale che è indispensabile in caso di emergenze sanitarie globali (vedi esperienza COVID). In questo caso lo ha fatto accodandosi supinamente alle posizioni statunitensi ispirate da Trump e R. Kennedy jr.
Richiamare ideologicamente una “tutela della sovranità sanitaria nazionale” nell’ambito della gestione delle emergenze sanitarie globali appare, oltre che insensato dal punto di vista scientifico, rischioso per la salute degli stessi italiani quando ostacola la necessaria cooperazione globale per le future crisi sanitarie.
Non ci stupisce certo la forzatura politica che viene fatta sulle decisioni di sanità pubblica – che un approccio apolitico alla salute pubblica non esiste[1] – quanto l’incongruenza di quella politica con gli obiettivi di salute dei cittadini. Tanto che ci risulta paradossale che a veicolare questa irragionevole e pericolosa decisione politica sia un ministro della sanità, medico, uomo di scienza ed accademico!
E tutto questo mentre il Piano pandemico nazionale è ancora in alto mare (v. https://www.scienzainrete.it/articolo/piano-pandemico-nazionale-gli-epidemiologi-rilevano-diverse-criticità/stefania-salmaso).
Evidentemente la “lezione” del Covid non ha trovato tutti attenti, anche negli alti livelli istituzionali; eppure, gli insegnamenti che si potevano/dovevano trarre da quei terribili anni non erano misteriosi, e non è così azzardato temere la possibilità che arrivino altri “ospiti” invadenti e poco desiderati. Possiamo solo immaginare che cosa significhi questo rifiuto e più in generale tale atteggiamento “isolazionista” nel complesso quadro delle patologie diffusive emergenti o riemergenti in quella che è stata definita la “nuova era delle malattie infettive” a livello globale (v. West-Nile, morbillo, peste suina, influenza aviaria ecc.) e rispetto alla necessità di seguire i dati per prevenire pandemie e non solo di tappare i buchi al manifestarsi delle emergenze.
Scriviamo queste righe con molta preoccupazione, oltre che per l’ovvia delicatezza del tema, perché questa decisione del governo italiano sta dentro un percorso, sempre più evidente e decisamente non condivisibile, su molti aspetti che riguardano la salute, i diritti e l’eguaglianza tra le persone.
Ci torneremo…
https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=131062
[1] ) Reinhart E. Public-health experts should be more political, not less. Nature. 2025 Mar; 639(8054):278.
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