Non ci era riuscito nel suo prima mandato presidenziale, ma adesso Trump – consapevole anche del tempo che la decisione richiede per essere realizzata – nei suoi primi giorni di presidenza ha deciso l’uscita degli USA dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Messa insieme a quella di cessare i negoziati sull’Accordo pandemico e di abbandonare (di nuovo) l’Accordo sul clima, la scelta appare in tutta la sua disastrosa portata globale. Si tratta di azioni che avranno ripercussioni non solo sulla salute planetaria ma anche su quella degli stessi americani: il ritiro “costerà vite umane e negherà i diritti fondamentali alla salute delle persone” (Oxfam) e avrà effetti sulla più ampia comunità sanitaria e sulla collaborazione scientifica globale.
L’insieme dei provvedimenti “nasconde” anche un profondo attacco alla scienza, alla sua autorità e alla possibile base scientifica delle decisioni di governo ed è inteso a negare o modificare politiche e priorità su diverse questioni scientifiche, tra cui il clima e la salute pubblica. “La comunità globale dovrà anche fare i conti con un vasto aumento di disinformazione e scetticismo scientifico, che fomentano sfiducia nella salute pubblica, inclusa l’OMS” (British Medical Journal, 21/01/25).
L’OMS (al pari dell’ente cui appartiene, l’ONU) ha indubitabili difetti e diverse sacche di inefficacia che avrebbero dovuto essere affrontati ben prima: ma, come qualcuno ha osservato, è l’unico organismo di questa natura e portata che abbiamo e a cui possiamo affidarci per le innumerevoli ed enormi sfide (non solo quelle pandemiche future) alla salute globale.
Senza dimenticare il contributo autoctono ai problemi sanitari di casa nostra, la decisione ci riguarda direttamente, anche senza bisogno che – prevedibilmente – qualche elemento del nostro Governo si metta a scimmiottare, dopo averle osannate, quelle disastrose decisioni.