NOI SIAMO
QUELLI CHE...

Pensano che le informazioni sullo stato di salute delle persone e delle comunità, sulle malattie e gli infortuni, sulle cause di entrambi...costituiscano una premessa indispensabile per fare prevenzione;
Offrono alle istituzioni, ai corpi intermedi della società...valutazioni, proposte, azioni di informazione e formazione con l'intento di partecipare...;
Non hanno conflitti di interesse...per cui sono liberi di dire ciò che pensano
Comunicano in modo trasparente...
Non hanno tra gli obiettivi prioritari la difesa di categorie o di singole figure professionali...
Cercano un continuo confronto con le altre Società scientifiche che operano nel mondo della prevenzione...
Non hanno mai smesso di credere nella necessità di un sistema pubblico di prevenzione diffuso in tutto il paese, in grado di garantire il diritto alla salute e di contrastare le diseguaglianze.
Pensano che la solidarietà e la partecipazione siano ancora valori indispensabili.
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Dacca-Bangladesh 24 aprile 2013 più di 1100 morti: in un minuto e in un luogo più morti che in Italia in un anno!

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Tempo di lettura: 2 minuti

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Come tutti sanno il 24 aprile sono crollati a Savar, nella periferia di Dacca, 8 piani di un edificio fragile e abusivo, carico di sfruttamento e macchinari causando più di 1100 morti. Ovvero in un solo minuto ed in un solo luogo un numero di morti superiore a quello che avviene in Italia! Vogliamo pubblicare la lettera della fotografa attivista di Dacca Taslima Akhter che più di ogni altro commento ci rappresenta “

Negli ultimi cinque anni, attraverso le mie fotografie, ho cercato di battermi contro i bassissimi salari e le condizioni di insicurezza dei lavoratori in Bangladesh. A volte i proprietari delle aziende e il nostro governo cercano di rappresentare gli attivisti come me, i sindacalisti e gli operai come nemici della industrializzazione. E’ la solita storia che si usa sempre per attaccare i diritti dei lavoratori. Ma come attivista e come fotografa voglio dire questo: noi siamo favorevoli allo sviluppo dell’industrializzazione – Crediamo però che, se non vengono migliorate le condizioni dei lavoratori, con salari giusti e con adeguate norme di sicurezza, questo sviluppo non sarà possibile.

E n on si tratta soltanto di una questione locale che interessa il mio Paese: è una questione internazionale. I prodotti del mio paese vengono venduti a prezzi stracciati e la nostra mano’opera è la più economica del mondo. Il Governo e le leggi permettono che i lavoratori non vengano protetti. I compratori internazionali non si curano di quanto vengano pagati o delle condizioni di produzione. Scrivo queste parole per accompagnare le mie foto perché voglio chiarire questo punto, e spero che siate d’accordo con me: la mia non è propaganda contro l’industria, voglio solo che tutti capiscano che i lavoratori non sono degli oggetti da sfruttare per fare soldi e basta. Sono esseri umani con le loro vite, le loro famiglie, i loro sogni.

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