Se questo succede nella Regione Autonoma Siciliana …
In un solo giorno, il 16 marzo 2025, quattro lavoratori sono morti in Sicilia: un operaio edile è caduto da un tetto nel palermitano e tre braccianti agricoli sono morti in un incidente stradale in provincia di Siracusa, al rientro da una dura giornata di lavoro per la raccolta delle arance. In quest’ultimo caso, le indagini stanno valutando anche se le cattive condizioni del pulmino su cui viaggiavano – che sarebbe di proprietà dell’azienda agricola per cui lavoravano – abbiano avuto un ruolo nell’incidente. Del resto: in quanti incidenti stradali sul lavoro potremmo, a cercarli al di là della loro classificazione amministrativa, riconoscere fattori causali lavorativi oltre a quelli prettamente stradali?
Purtroppo, il bilancio non è definitivo, ma ancora una volta un pluriinfortunio interessa lavoratori dell’Isola.
L’autonomia “differenziata” va letta anche in questo modo. La mia Regione è purtroppo ai primi posti per morti sul lavoro, ma nonostante questo dato allarmante, nessun intervento viene attuato per potenziare i servizi che si occupano di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro. Mentre i lavoratori muoiono per infortuni in Sicilia con numeri impressionanti, i Servizi sanitari che si occupano di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro non vengono potenziati e rischiano di scomparire. Non solo, ma grazie anche all’autonomia speciale di cui godiamo da tantissimi anni in Sicilia, mancano anche gli “ispettori del lavoro” che le nuove norme vorrebbero mettere al centro della tutela della sicurezza sul lavoro. In Sicilia, questi operatori dipendono dall’Assessorato regionale al Lavoro, ma il loro numero è carente da anni e nonostante gli interventi governativi sugli organici nazionali dell’INL, a livello regionale non si è registrato nessun effetto sul numero di ispettori.
La Sicilia, oltre ad avere un numero di operatori della prevenzione delle ASP largamente insufficiente in rapporto ai bisogni del territorio, manca quindi quasi completamente di personale che dovrebbe coprire la quota attribuita all’INL.
Se questo succede in una Regione dove già da quasi 50 anni vige un’autonomia speciale, occorre pensare seriamente a quello che potrebbe succedere con un’autonomia “differenziata” che qualcuno vorrebbe estesa a tutto il territorio nazionale.
Paolo Ravalli
Ragusa