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Pensano che le informazioni sullo stato di salute delle persone e delle comunità, sulle malattie e gli infortuni, sulle cause di entrambi...costituiscano una premessa indispensabile per fare prevenzione;
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Non hanno conflitti di interesse...per cui sono liberi di dire ciò che pensano
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Non hanno tra gli obiettivi prioritari la difesa di categorie o di singole figure professionali...
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Non hanno mai smesso di credere nella necessità di un sistema pubblico di prevenzione diffuso in tutto il paese, in grado di garantire il diritto alla salute e di contrastare le diseguaglianze.
Pensano che la solidarietà e la partecipazione siano ancora valori indispensabili.
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Il contributo dei corpi intermedi alla tutela in materia di salute e sicurezza sul lavoro

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Un documento del CNEL

Questa volta il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) ci ha sorpreso: dobbiamo confessare di aver nutrito spesso dubbi sul suo operato e sulla sua utilità, ma il documento approvato il 24 ottobre scorso titolato “Il contributo dei corpi intermedi alla effettività delle tutele in materia di salute occupazionale e sicurezza sul lavoro” ci ha indotto a prendere la matita per sottolineare alcuni passaggi di interesse e ad annotare alcune considerazioni. Questo, oltretutto, dopo aver preso nota con soddisfazione che la “Salute occupazionale e sicurezza sul lavoro” è dichiarata “area prioritaria di intervento nell’ambito del programma di attività della XI Consiliatura” e che il CNEL ha istituito un gruppo di lavoro tematico a questo fine.

Anche per la vicinanza con le proprie finalità, l’Assemblea del CNEL ha scelto di focalizzare il proprio lavoro specificamente sul contributo che possono offrire la rappresentanza e i corpi intermedi al “contrasto delle tecnopatie e del fenomeno degli infortuni sul lavoro” (e qui annotiamo che si parla di salute oltre che di sicurezza, ponendo attenzione anche al fenomeno delle malattie professionali, spesso trattato in subordine a quello degli infortuni). Questo, se da una parte ha evitato altri ambiti della materia piuttosto controversi – specie oggi grazie agli orientamenti governativi – quali quello legislativo, delle strategie e degli interventi istituzionali, dell’adeguatezza degli strumenti, delle priorità o altro, occorre però dire che ha permesso di affrontare un campo che riteniamo cruciale per la prevenzione quale quello della partecipazione e che non sembra sicuramente godere di reale attenzione, soprattutto in questi tempi.

Il CNEL elabora questa posizione, dopo un’ampia istruttoria che ha raccolto, attraverso numerose audizioni ed anche sopralluoghi in situazioni di interesse, ponendo in evidenza (pur trascurandone altre) alcune opportunità o urgenze del sistema volto alla prevenzione, basate su:

“(a) potenziare, rispetto alla legislazione e alle prassi vigenti, gli spazi espressamente o implicitamente delegati alla contrattazione collettiva, alla rappresentanza e agli organismi paritetici così da valorizzare il contributo delle parti sociali alla effettività del quadro prevenzionistico;

(b) rivitalizzare la previsione di cui all’articolo 9 dello Statuto dei diritti dei lavoratori secondo cui “i lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica”;

(c) valorizzare e attualizzare la ricca e pervasiva esperienza scaturita dai protocolli condivisi di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19 negli ambienti di lavoro per garantire in termini di effettività e consenso sociale l’attuazione del protocollo nazionale tra Governo e parti sociali con particolare riferimento alla esperienza dei comitati di garanzia a livello aziendale, territoriale e settoriale.”

 

Auspicare, come fa il documento, un “maggiore protagonismo e responsabilizzazione delle parti sociali nelle questioni di sicurezza e salute occupazionale”, non è indifferente all’interno della posizione assunta da un

organismo cha ha base costituzionale (art. 99) e che fornisce consulenza alle Camere e al Governo nella elaborazione della legislazione economica e sociale. L’espressione dell’Assemblea del CNEL traccia un percorso che merita attenzione e che – discostandosi da un recente atteggiamento governativo che, su questi temi, privilegia altri approcci – guarda, più che alle norme repressive (quali quelle – di dubbia – efficacia emanate dal Governo), allo sviluppo e al sostegno di quelle forze interne al sistema produttivo che sono in grado di promuovere una gestione avanzata della salute e della sicurezza al lavoro. Il documento CNEL sollecita, anzi, le parti sociali ad adottare (entro il 31 dicembre 2024) un protocollo che “ampli gli spazi della contrattazione e valorizzi il ruolo della rappresentanza in materia”.

Non possiamo certo dispiacerci della istituzione di un “Osservatorio permanente sulle tematiche di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro, presso il quale raccogliere le buone pratiche in materia” anche se annotiamo che non potrebbe certo ovviare alle carenze che in questo ambito gravano sui competenti livelli istituzionali. Ma, a questo proposito, è da sottolineare come anche il documento CNEL evidenzi l’urgenza di “rendere pienamente operativi sia il comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro sia la commissione consultiva permanente (rispettivamente, art. 5 e art. 6, del D. Lgs. 81/08)”.

Che dire, poi, della premura con cui si raccomanda un “coordinamento operativo e interpretativo permanente tra l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL) e le Aziende Sanitarie Locali (ASL)” e a migliorare l’attività di vigilanza “anche attraverso assunzioni finalizzate (e relativa formazione), sia per quanto riguarda l’INL sia per i servizi di prevenzione dei servizi sanitari territoriali“?

Il CNEL raccoglie l’esigenza, sostenuta da più parti, che venga adottata una strategia nazionale di prevenzione e protezione, sottolineando che “è solo attraverso una vera e propria strategia nazionale – e un relativo Piano di azione – che pare infatti possibile definire in maniera chiara obiettivi, politiche, misure di tutela e promozione.”

Prendiamo nota anche di altri punti del documento quali:

  • l’introduzione di misure che interdicano finanziamenti o incentivi pubblici ad imprese non rispondenti a requisiti di legalità, regolarità e tutela di SSL e “che non applicano i CCNL sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative”;
  • dare piena attuazione al disposto normativo che prevede la costituzione del fondo di sostegno alla piccola e media impresa, ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali e alla pariteticità di cui all’art. 52 del D. Lgs. n. 81/2008;
  • lo stimolo alla costituzione di reti di pariteticità/rappresentanza;
  • l’utilizzo dell’avanzo improprio di INAIL per il finanziamento della prevenzione.

 

Anche fermandoci al solo – ristretto ma importante – ambito scelto e tralasciando quegli approfondimenti mancanti su aspetti in “materia economica, sociale e del lavoro” (quali i determinanti economici e produttivi della SSL) che rientrano nella sua competenza e che avrebbero reso il quadro più completo, ma che forse non potevano ragionevolmente essere attesi da CNEL, non ci resta che sperare che le osservazioni e proposte presenti nel documento raggiungano e stimolino i destinatari costituzionalmente previsti (Camere, Governo e, oggi, anche Regioni e Province autonome).

 

(Oltre al documento qui presentato, nel sito del CNEL si trovano i documenti contenenti l’elenco dei soggetti auditi, l’analisi campionaria su 103 contratti collettivi nazionali di lavoro e l’analisi protocolli anti-Covid19 nei luoghi di lavoro

 

 

CNEL OOPP SALUTE E SICUREZZA 2024.pdf

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