Quando abbiamo visto pubblicata l’ennesima Relazione di servizio dello SPISAL dell’ULSS che oggi porta il n.9 della Regione Veneto (Verona e provincia), ci siamo detti che non ci bastava solo segnalarla, ma che avremmo voluto ragionarci attorno, capire il significato di questa rendicontazione così assiduamente perseguita ed evidenziarne il valore. Ma anche allargare il discorso a una modalità di intendere il rendere conto alla propria comunità, ai soggetti interessati, di quelle che si è fatto e si sta facendo. Da sottolineare che nel sito istituzionale sono reperibili tutte le Relazioni a partire dal 1994!
Non è certamente l’unico esempio esistente e non vorremmo fare torto alle tante altre esperienze sul territorio nazionale (che siamo pronti a evidenziare), ma ci è parsa un’occasione da percorrere e abbiamo voluto chiederlo ai protagonisti.
Manuela Peruzzi si è incaricata di rimettere intorno a un tavolo Luciano Marchiori, Mario Gobbi, Stefania Dolci, direttori dello SPISAL succedutisi nel tempo (lei tra questi) e Pietro Mazzoccoli, sociologo presso il Servizio e queste di seguito sono le riflessioni sull’importanza delle Relazioni di Servizio così come si sono sviluppate negli anni, che gentilmente ci hanno inviato e che riteniamo possano offrire molti spunti di discussione anche sull’oggi.
Ci rimane, infine, insoddisfatta da molto tempo la domanda: per quali motivi, invece, le “relazioni di servizio” in materia di SSL delle Regioni sono ferme al 2011 (v. allegati)?
La Redazione
LA RELAZIONE ANNUALE DEL SERVIZIO PSAL
Questo lavoro nasce dal desiderio di favorire negli operatori dei Servizi PSAL la consapevolezza dell’importanza di registrare il lavoro fatto durante l’anno e di elaborare periodicamente un rapporto dell’attività di prevenzione ma anche di come la diffusione di dati, di informazioni, concorra a creare la partecipazione, la condivisione delle parti che sono all’interno del sistema prevenzione negli ambienti di lavoro.
Oltre all’attività svolta, la Relazione di Servizio prende in esame quei fattori determinanti che possono incidere sui programmi di lavoro, come: l’evoluzione della normativa, il quadro dei rischi emergenti e l’andamento dei danni da lavoro, collegato alle trasformazioni del mercato del lavoro. Tutti fattori che hanno ricadute sull’adeguamento dei programmi di prevenzione.
La rassegna di alcuni estratti delle Relazioni di Servizio dello SPISAL che presentiamo in allegato vuole trasmettere il senso di un lavoro comune, di un lavoro di squadra e
evidenziare le trasformazioni di un Servizio, che cerca di affrontare i bisogni di salute della popolazione lavorativa di un territorio ma soprattutto di porsi dalla parte del cittadino lavoratore, per dare una risposta ai suoi problemi, rendendo conto di quello che viene fatto e di come viene fatto ed esplicitando le motivazioni legate all’essere parte di un sistema organizzato da programmi definiti e da Istituzioni che sono presenti.
Perché la relazione di Servizio: un rapporto sull’attività svolta e sul successivo programma annuale.
Quale è la principale motivazione della relazione di Servizio e quale ne è stata l’evoluzione nel tempo?
Ciascuna Relazione fa parte di un puzzle composto dal 1994 e che continua oggi con “il Rapporto 2023 e la programmazione 2024”.
Questa la frase che viene riportata nella maggior parte delle Relazioni:
“Il Rapporto delle attività di prevenzione negli ambienti di lavoro nasce dall’esigenza di rendere conto ai cittadini e alle Associazioni/Organizzazioni dei risultati quantitativi e qualitativi conseguiti annualmente e le attività programmate per l’anno seguente. L’intento di esporre spunti e riflessioni sul tema degli infortuni e malattie professionali e gli aspetti implicati, in modo tale da essere da stimolo per una visione più approfondita e ampia del quadro di riferimento tradizionale”.
Questo percorso è iniziato negli anni 90: da principio era una relazione singola per ognuna delle tre ULSS della provincia di Verona, poi è diventata un unico rapporto che raccoglieva l’attività delle tre ULSS provinciali (ULSS 20 Verona, 21 Legnago, 22 Bussolengo) ed, infine, dopo l’unificazione, una relazione unica dell’ULSS 9 Scaligera (provinciale).
Dal 2012 si inizia a registrare la partecipazione alla Relazione degli altri Enti di prevenzione a livello locale e con il 2016 si è ulteriormente ampliata, diventando una sintesi annuale dell’attività di tutti gli enti istituzionali che si occupano di prevenzione: SPISAL, INL, INAIL, INPS, VFF, ARPAV, comprese le parti sociali, nell’ambito del Comitato di Coordinamento artt. 5 e 7 del D. Lgs. 81/2008.
Negli anni ha visto allinearsi sempre più i diversi Enti, nella consapevolezza di concorrere tutti per uno stesso obiettivo, del valore di una riflessione comune e soprattutto nella convinzione che la comunicazione sociale è strategica. Un risultato collettivo, in cui lo SPISAL non è un unico attore ma a cui partecipano tutti gli Enti e le parti sociali, nella consapevolezza del ruolo che ciascuno gioca ma anche nell’insieme e di cui la somma di tutte le azioni (controlli, formazione, materiale divulgativo, iniziative pubbliche, ecc.) sono testimonianza.
I vantaggi di questa rete sono evidenti (da soli non c’è strada!): ognuno degli Enti e ciascuna delle Parti è necessaria per la crescita e, in questo, il Servizio PSAL ha cercato di svolgere la funzione di collante.
I problemi nella salute e sicurezza del lavoro – che non sono solo sanitari – sono comunque strettamente collegati al mercato del lavoro: si è consapevoli, ad esempio, di come un lavoro precario, fuori dalle regole dell’occupazione, con organizzazione di ore, di tempi di lavoro, senza rispetto delle linee contrattuali sia in grado di annullare piani di prevenzione anche speciali se le strategie messe in campo non si adeguano a questi cambiamenti e senza una prioritaria azione di contrasto dell’illegalità, che si ottiene e si potenzia solo con la garanzia di sinergie e collaborazioni.
Cosa ci permette la Relazione di Servizio
Nella Relazione è evidenziato un costante confronto nel tempo con gli avvenimenti verificatesi nel mondo del lavoro, con i cambiamenti sociali, giuridici e sanitari che intervengono.
La Relazione diviene lo strumento di informazione e divulgazione, oltre che dell’attività, dei problemi presenti negli ambienti di lavoro, osservati dalla parte di chi entra nelle aziende, parla con i lavoratori, con i loro Rappresentanti e con le figure aziendali.
In questi 30 anni di Relazioni ritroviamo un consolidamento ma anche la misura dei fenomeni e la lettura dei casi; l’analisi volta a cercare le cause e a registrare non solo i fatti negativi ma anche i miglioramenti, seppur faticosi, legati alla cultura della prevenzione. Una lettura dei punti di forza del sistema insieme anche alle debolezze sia del sistema produttivo che del sistema istituzionale.
Vantaggi esterni: la conoscenza come strumento di difesa delle persone, cittadini e lavoratori
La Relazione di Servizio diventa strumento di conoscenza che contribuisce a rendere partecipe la persona, che può fornire strumenti per una crescita culturale e per migliorare la sua consapevolezza verso i rischi per la salute.
La conoscenza fa crescere la prevenzione e permette di contrastare il pensiero comune della imprevedibilità dei fenomeni negativi, come la malattia, l’infortunio, l’incidente, per contrastare l’idea che essi nascano dalla casualità e dalla sfortuna, un pensiero che blocca ogni potenzialità di cambiamento.
L’obiettivo è anche quello di ottenere la fiducia delle parti interessate – e spesso contrapposte – per avviare un percorso volto a farle diventare parti collaborative: costruire una comunità che ci e si sostiene nel cammino della prevenzione.
Vantaggi interni: il percorso di miglioramento delle attività; gli indicatori, l’analisi dei dati e la verifica dell’efficacia
Rendere conto dell’attività svolta all’interno del Servizio è essenziale per permettere anche agli operatori di contestualizzare, in un insieme anche socialmente finalizzato, compiti ed attività che essi svolgono singolarmente e sollecitare tra gli stessi una riflessione più ampia che sviluppi la percezione di far parte del sistema di salute e sicurezza sul lavoro. In questa maniera il lavoro del singolo ha la possibilità di essere vissuto non fine a sé stesso ma inserito in un contesto di squadra, con una visione comune.
E ancora, la Relazione come strumento di impegno della pubblica amministrazione e di una attività rivolta al perseguimento degli interessi pubblici. Come vuole la nostra Costituzione (art. 97).
La struttura della Relazione
La prima parte presenta un inquadramento del contesto produttivo con i suoi cambiamenti, anche repentini, che richiedono un’attenta lettura, per capire nel tempo i bisogni e per trovare le strategie di prevenzione adeguate. Segue la descrizione dell’andamento nel periodo di interesse degli infortuni e malattie professionali, con riflessioni e confronto dei dati INAIL.
La parte centrale si cala nell’attività svolta, con descrizione delle singole azioni: vigilanza sulla sicurezza tecnica, igiene del lavoro, attività sanitaria e formazione, indagini giudiziarie su malattie professionali e sugli infortuni mortali e gravi. A questo proposito vengono presentate – a scopo informativo – schede di sintesi su
ogni caso mortale con breve analisi delle cause individuate e e delle misure di prevenzioni mancate.
Un ampio spazio è dedicato alle azioni di comunicazione, di formazione e di promozione della salute erogate sia direttamente dal Servizio, sia in collaborazione con altri Enti ed Associazioni.
Dal 2012 la relazione si apre al contributo degli altri Enti istituzionali e delle Parti Sociali.
La seconda parte contiene il programma di attività del Servizio secondo le direttrici della programmazione nazionale e regionale e del Patto per la tutela della salute e la prevenzione nei luoghi di lavoro” (DPCM 17/12/2007), che impegna – tra l’altro – le Regioni a controllare annualmente il 5% delle unità locali presenti nel proprio territorio con una vigilanza indirizzata alle priorità di rischio di infortunio e di malattia professionale.
Un programma con strategie che sono definite dal Comitato per l’indirizzo e le politiche attive di prevenzione di cui all’art 5 Dlgs 81/’08 e dal Comitato Regionale di Coordinamento di cui all’art. 7 Dlgs 81/’08 e ripresi nei Piani di prevenzione aziendali (PPA), in modo da dimostrare la continuità di programmi e la presenza di un sistema istituzionale alla guida dei Servizi.
La struttura della Relazione
- QUADRO DI CONTESTO
- Territorio e popolazione
- Economia e produzione, Settori di attività, Occupazione
- Lavoro e salute: infortuni, malattie professionali (Italia, Veneto, ULSS 9)
- Provvedimenti normativi degli ultimi anni
- ATTIVITA’ SVOLTA
- Report delle Attività di Vigilanza suddivisa in cantieri, industria e servizi, aziende agricole
- Vigilanza congiunta con Enti
- Indagini giudiziarie per infortunio e malattia professionale
- Attività specialistica di medicina del lavoro
- Visite specialistiche
- Indagini giudiziarie
- Sorveglianza sanitaria ex esposti ad amianto
- Ricorsi al giudizio di idoneità del medico competente
- Commissioni art. 5 legge 300/78
- Commissioni Legge 68/99 per il collocamento mirato dei disabili
- Sportello di assistenza ed ascolto sul mobbing, sul disagio lavorativo e sullo stress psico-sociale nei luoghi di lavoro, supporto psicologico sul tema aggressioni e iniziative di promozione della salute.
- Assistenza, informazione e formazione
- Formazione amianto
- Formazione degli Enti e delle Parti sociali
- PERSONALE DEL SERVIZIO
- PIANIFICAZIONE ANNO SUCCESSIVO
- ATTIVITA’ DI ENTI ISTITUZIONALI E PARTI SOCIALI: ITL, INAIL, INPS, ARPAV, VFF, PARTI SOCIALI DATORIALI, SINDACALI ED ENTI BILATERALI
Manuela Peruzzi con Luciano Marchiori,
Mario Gobbi, Stefania Dolci e Pietro Mazzoccoli.
Novembre 2024