La zanzara interagisce in maniera significativa con l’ambiente che la circonda, poiché esiste da milioni di anni, molto prima che l’uomo si drizzasse sulle gambe e iniziasse il suo cammino evolutivo. Da sempre le zanzare si sono ricavate un ruolo da protagoniste in quasi tutte le terre emerse. Sono pochi i luoghi dove non sono mai state rinvenute. Dove ci sono, però, la loro presenza si nota immediatamente a causa della necessità delle femmine di procurarsi proteine animali, prelevando con la loro proboscide una goccia del nostro sangue, con un meccanismo di estrema precisione. Con il loro apparato boccale perforano la cute, immettono una sostanza anticoagulante e aspirano una quantità di sangue pari al loro peso prima di volare via. Durante questa delicata operazione, proprio per il liquido salivare che immettono nell’organismo dell’involontario ospite, alcune zanzare possono divenire vettrici di patogeni che sono in grado di causare gravi malattie all’uomo e anche ad altri animali. Proprio per questa sua caratteristica, gli studiosi sono concordi nell’affermare che è stata proprio lei la protagonista di cambiamenti epocali nella storia dell’umanità. Basti pensare che il grande impero di Alessandro Magno si è dissolto a causa di una minuscola zanzara gli ha trasmesso la malaria portandolo alla morte. Da quel momento sono iniziate lotte intestine tra i generali che guidavano le varie fazioni con la disfatta di quell’esercito che aveva permesso di conquistare mezza Europa e parte dell’Asia. Sempre alla zanzara si attribuisce il merito di aver aiutato Roma a difendersi dagli attacchi degli eserciti nemici, decimando i soldati che prendevano la malaria quando erano costretti ad accamparsi in zone paludose, fuori dalle sue mura, durante gli assedi.
Ancora oggi, purtroppo, si deve constatare che le zanzare creano situazioni di estrema criticità in certe aree de Mondo dove le malattie trasmesse dalle zanzare sono endemiche. Le persone si ammalano, non riescono a lavorare, non si sviluppa il turismo, l’agricoltura e altre attività umane sono messe a dura prova.
Il clima sta cambiando a un ritmo accelerato superando di gran lunga ogni immaginazione e oltre alle disastrose inondazioni di alcune aree della Terra, assistiamo alla desertificazione e a incendi con fronti di chilometri, che stanno mettendo in ginocchio l’intera umanità.
Così, anche nella parte del Mondo più ricca e meglio attrezzata, come quella dell’area del Mediterraneo, l’aumento della temperatura sta evidenziando l’espandersi di alcune specie di zanzara di origine tropicale e di pari passi il diffondersi di malattie sconosciute ai più fino a qualche decina di anni addietro. Inutile ribadire che non c’è stato un vero inverno e che la primavera è iniziata presto. Tutti i media hanno dato grande rilievo al fatto che le temperature 2024 sono state da record con l’Italia spesso divisa in due parti da una invisibile linea orizzontale. Poi sono arrivate le disastrose bombe d’acqua con inondazioni e allagamenti che fino a poco tempo fa potevano essere definiti “eventi eccezionali” ma oggi sembrano essere la quotidianità.
Le zanzare sono organismi poikilothermous (temperatura corporea variabile), cioè che sono influenzate dal clima e completano la loro metamorfosi in parecchie fasi, ma anche che la durata dello sviluppo embrionale dipende quasi interamente dalla temperatura (T°) che regola la schiusa delle uova. Il loro volo è influenzato da T°, umidità e velocità del vento e mostrano una significativa capacità di adattamento ai diversi fattori climatici.
Così ci si è dovuti arrendere all’evidenza e riconoscere che le zanzare rivestono un ruolo di primaria importanza sul piano igienico sanitario. Stime al ribasso la rendono ancora oggi l’animale killer più pericoloso al mondo con quasi un milione di morti all’anno. Nel libro di Timothy C. Winegard “Zanzare” (ED. HapperCollins, 2021), si parla addirittura di una media di 2 milioni di morti all’anno a partire dal 2000. La principale causa è ancora la malaria ma all’orizzonte tanti altri patogeni trasmessi da questo insetto cominciano a creare preoccupazione, soprattutto perché alcune “malattie tropicali” stanno diffondendosi in occidente, interessando popolazioni umane fino a poco tempo fa ritenute al sicuro.
All’orizzonte tanti altri patogeni trasmessi da questo insetto, come Dengue, Chikungunya, Zika, West Nile (WNV) e Usutu (USUV), cominciano a diffondendosi in occidente interessando popolazioni umane fino a poco tempo fa ritenute al sicuro.
Il 2024 è stato un anno funesto per la diffusione del virus Dengue, trasmesso prevalentemente da Aedes aegypti nei Paesi tropicali, che in Centro e Sudamerica si è diffuso rapidamente creando un vero e proprio allarme a livello mondiale.
La situazione a livello mondiale ha visto il Centro e il Sudamerica registrare alla fine del 2023 e nei primi mesi del 2024 un’escalation di casi di Dengue con una epidemia davvero imponente capace di mettere in crisi le autorità sanitarie dei Paesi più colpiti (Brasile in primis). Poiché anche Aedes albopictus (zanzara tigre) è divenuta competente nella trasmissione di questo virus, in Europa c’era la massima allerta fin dalla primavera 2024, con emissione di circolari ministeriali che indicavano le norme di disinfestazione di porti e aeroporti e dei vari materiali provenienti dai Paesi a rischio, proprio per evitare il diffondersi della malattia.
Nel 2023 sono stati riportati più di 6 milioni casi e oltre 6000 morti per Dengue in 92 paesi/territori in tutto il mondo. In Italia dal 1° gennaio al 4 dicembre 2023 al sistema di sorveglianza nazionale risultavano: 347 casi confermati di Dengue (82 casi autoctoni – vedere focus); 8 casi confermati di Zika Virus; 7 casi confermati di Chikungunya. In Europa sono stati registrati 74 casi autoctoni di dengue: Italia (42), Francia (31), Spagna (1).
La situazione è decisamente evoluta nel 2024, nell’ultimo aggiornamento da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, al 3 ottobre vengono riportati oltre 588 casi di Dengue in Italia. I casi importati arrivano soprattutto dal Brasile. Il 13 settembre 2024 è stato segnalato un focolaio di Dengue autoctono a Fano, nelle Marche, dove al 3 ottobre i casi erano saliti a 119 a dimostrazione della capacità di trasmissione attribuibile alla zanzara tigre quando sfugge qualche caso al sistema di sorveglianza sanitaria.
Si stima che ce ne siano molti di più, visto che nella maggior parte dei casi le persone colpite sono asintomatiche. Nel momento in cui si manifestano i sintomi riconducibili a Dengue, non si fa più riferimento al fatto che la persona abbia viaggiato in Paesi a rischio; infatti, anche chi avesse frequentato l’area marchigiana nel momento dell’epidemia, potrebbe essersi infettato.
Altri focolai autoctoni sparsi per l’Italia riportano un quadro molto più complesso: 19 casi segnalati dall’Emilia-Romagna, 6 dalla Lombardia, 1 da Toscana, 1 dal Veneto.
Per far fronte alla presenza di questi casi, nel Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta arbovirosi (PNA) 2020-2025 (https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2947_allegato.pdf) viene indicato di implementare una ricerca attiva attorno alla residenza dei pazienti per rilevare la presenza di eventuali altri ammalati, determinare l’entità della trasmissione locale e, se necessario, adeguare la portata del trattamento di controllo dei vettori.
La gestione delle arbovirosi si basa sulla sensibilizzazione degli operatori sanitari dei settori interessati e della popolazione generale e su indagini porta a porta nelle vicinanze di casi noti per identificare possibili altri casi. Vengono inoltre attuate misure adeguate sui donatori di sangue, di organi, ecc. per intercettare la presenza del virus e impedirne la diffusione uomo-uomo. La diffusione locale richiede alcune condizioni che possono essere efficacemente prevenute. La prima è informare correttamente le popolazioni che si recano in paesi in cui il virus è endemico della necessità assoluta di osservare un periodo di quarantena al rientro per escludere il manifestarsi di sintomi simil influenzali. Nel caso in cui si manifestino questi sintomi occorre recarsi dal medico e ricordare di essere un viaggiatore di ritorno da paesi in cui circola la Dengue. Il medico deve attivarsi per effettuare una diagnosi di laboratorio e nel caso in cui si confermi l’infezione nel viaggiatore, occorre che siano attivate disinfestazioni intorno alla sua casa per ridurre il rischio che il virus possa diffondere intorno all’abitazione del soggetto.
Anche la Francia, già da qualche anno, ha a che fare con casi autoctoni di Dengue. Nel 2024 ECDC aggiorna su nuovi casi autoctoni in Francia. Questi al 2 di ottobre sono saliti a 76. I casi sono stati segnalati nei seguenti dipartimenti: Alpes-Maritimes (15 casi), Drôme (2 casi), Hérault (2 casi), Pyrénées-Orientales o Lozère (2 casi), Vaucluse (18 casi) e Var (37 casi). Nella prima settimana di settembre la Spagna ha visto il suo primo caso autoctono di Dengue 2024.
Al momento non sembra ipotizzabile l’endemizzazione di Dengue in Italia. La zanzara tigre non rappresenta il vettore di elezione per questo virus, primato attribuito a una zanzara simile ma di specie diversa, Aedes aegypti. Da noi questo vettore non è stato in grado di instaurarsi e questo fino ad ora ha preservato l’Europa e i suoi paesi meridionali, dal diventare paesi in cui Dengue circola costantemente durante l’anno.
Il problema grave di questo virus è che se si è già stati infettati da uno dei quattro sierotipi e negli anni seguenti si è infettati da un altro sierotipo differente dal primo, aumenta di molto il rischio di sviluppare una febbre emorragica grave e talvolta mortale.
Sotto questo punto di vista si potrebbe pensare che ogni anno possa diffondersi un virus differente da quello dell’anno precedente a seconda del viaggiatore che rientra infetto, possa esporre ad un rischio di sviluppare la malattia grave anche più alto di una situazione in cui il virus è endemico.
In Italia, oltre a Dengue, Chikungunya e Zika, dal 2020 le attività di sorveglianza nei confronti dei virus West Nile e Usutu sono incluse nel PNA 2020-2025. Il documento indica le misure di sorveglianza svolta in una forma multidisciplinare da attuare sul territorio nazionale per far fronte alla diffusione delle arbovirosi autoctone e di importazione.
Il documento indica le misure di sorveglianza svolta in una forma multidisciplinare da attuare sul territorio nazionale per far fronte alla diffusione delle arbovirosi autoctone e di importazione. Le attività di sorveglianza in ambito umano e veterinario sono coordinate dal Ministero della salute attraverso le due Direzioni Generali, la ex Direzione generale della prevenzione (ex DGPREV) e la ex Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (ex DGSAF), supportate, per i rispettivi ambiti, dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità e dal Centro di Referenza Nazionale per lo studio e l’accertamento delle malattie esotiche (CESME) dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise a cui afferiscono le attività di conferma diagnostica esaminate dai rispettivi IIZZSS distribuiti a livello territoriale. Le Regioni, in piena autonomia, definiscono i documenti normativo-programmatici per la Sorveglianza epidemiologica e di laboratorio sul loro territorio e trasmettono i dati all’Istituto Superiore di Sanità ed al Ministero della Salute secondo il flusso riportato nel Piano. Le azioni coordinate sul piano nazionale forniscono dati aggiornati attraverso bollettini specifici.
Dall’inizio di maggio al 20 settembre 2024, in Italia sono stati registrati 382 casi di West Nile Virus (WNV) nell’uomo. Tra questi, 222 hanno manifestato la forma neuro-invasiva 45 casi asintomatici identificati tra i donatori di sangue, 114 casi di febbre e 1 caso asintomatico. Si contano purtroppo 16 decessi. Il bollettino segnala che 41 province in 11 regioni hanno evidenziato la presenza del virus in vettori, animali ed esseri umani.
È molto importante impostare piani di sorveglianza adeguati a questo nuovo scenario e, dove possibile, coinvolgere le regioni a proporre piani specifici rivolti al controllo delle zanzare. Oggi alle persone che vivono nelle regioni dove si sono manifestati i casi di dengue, si raccomanda di fare prevenzione evitando di avere ristagni d’acqua inutili ma soprattutto eseguire disinfestazioni sia contro le larve (che vivono esclusivamente in acqua) sia contro gli adulti, rivolgendosi a ditte specializzate, e a usare repellenti quando si va all’aperto, soprattutto nelle aree verdi.
Le zanzare, come hanno già fatto in passato, stanno vincendo nuove battaglie modificando stili di vita e creando danni alla salute e all’economia. Se vogliamo arrestare questa pericolosa avanzata, vanno rafforzate le misure di contrasto agendo nei tempi adeguati al problema che si sta affrontando, ovvero quelli legati al ciclo biologico delle zanzare e non quelli legati a una burocrazia, troppo spesso lenta a prendere decisioni.
Tutti i cittadini, nessuno escluso deve partecipare in prima persona alla riduzione degli habitat delle zanzare agendo con azioni preventive facili da eseguire, durature ed economiche. Considerando che le zanzare hanno necessità di acqua per compiere il loro ciclo vitale, è sufficiente che ciascuno a casa propria eviti di tenere ristagni d’acqua inutili e rimovibili e attui dei sistemi di controllo in quelli non eliminabili, come ad esempio nei pozzetti o caditoie di raccolta dell’acqua piovana. Esistono prodotti che limitano lo sviluppo delle larve di zanzare che agiscono rapidamente e con efficacia ma che vanno ripetuti nei tempi indicati in etichetta. Basta poco per ottenere molto, perché, dove l’acqua ristagna per la zanzara è una cuccagna.
Claudio Venturelli
9 ottobre 2024
Bollettino_WND_2024_14_ISZ_MA.pdf