Sul documento di fine lavori del “Tavolo tecnico di lavoro dedicato alla definizione di obiettivi, standard organizzativi e di personale dei Dipartimenti di Prevenzione”
Esattamente un anno fa eravamo in fibrillazione nel constatare l’inuguale rappresentatività dei soggetti che erano stati invitati al “Tavolo tecnico per la definizione di obiettivi, standard organizzativi e di personale dei Dipartimenti di Prevenzione” istituito dal Decreto del Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute del 22 dicembre 2023. Proprio perché l’avvio del Tavolo era stato unanimemente accolto con soddisfazione e fiducia, separatamente SNOP, CIIP, UNPISI e SiVeMP – ma poi anche le Regioni – avevano subito richiesto la revisione di quelle convocazioni con l’integrazione necessaria nei rispettivi ambiti disciplinari. Il successivo 8 marzo, un decreto dello stesso DG ministeriale aveva accolto solo in parte le richieste, pur ostinandosi in particolare a mantenere la sottorappresentazione dell’area della Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro (lettera CIIP).
Dei lavori del Tavolo, coordinati dalla professoressa Siliquini (allora presidente SItI), non si è avuta più notizia ufficiale fino a quando giorni fa ha cominciato a circolare, quasi clandestinamente, un documento, privo di logo e di intestazione ufficiale, dal titolo “Tavolo tecnico di lavoro dedicato alla definizione di obiettivi, standard organizzativi e di personale dei Dipartimenti di Prevenzione. Documento di fine lavori”. In calce è riportata la sigla “Documento finale Tavolo Dipartimento Prevenzione v.01-30092024” che lo farebbe risalire, quindi, al settembre 2024. L’unica versione che risulta disponibile riporta su ogni pagina il segno della protocollazione in entrata presso l’ASP di Ragusa (Prot. n. 87459/2024 del 06/12/2024) che comunque ne testimonierebbe una trasmissione ufficiale. Non c’è dubbio comunque che, per la natura stessa dei suoi contenuti, si tratti di un prodotto del lavoro di quel Tavolo, in cui sono riconoscibili i contributi dei componenti correttamente riportati tra gli autori, anche se non sappiamo – malgrado si autodefinisca “documento di fine lavori” – a quale reale stadio di avanzamento dei lavori esso corrisponda.
Benché, per le sue carenze formali, manchino conferme sull’autenticità del documento, abbiamo ritenuto urgente pubblicarlo qui e accompagnarlo con alcune considerazioni in merito al suo contenuto perché in esso emergono delle incongruenze e delle asimmetrie, che se non corrette o modificate potrebbero inficiare la validità dell’intero lavoro del Tavolo.
Innanzitutto, occorre sottolineare che, benché nella succinta parte introduttiva, oltre alle modalità di lavoro, sia specificato il “Metodo di analisi organizzativa delle dotazioni organiche dei Dipartimenti di Prevenzione”, la successiva trattazione – suddivisa, peraltro opportunamente, per funzioni – mostra tali disparità di approccio tra diverse “aree” da contraddirlo nella sostanza. Non è solo il macroscopico squilibrio dimensionale tra le parti dedicate alle diverse aree di funzioni a preoccupare (un esempio per tutti: è di 60 pagine la parte dedicata agli alimenti e di 1 pagina quella che tratta di salute e sicurezza sul lavoro) ma proprio l’evidenza che nelle diverse parti sono stati usati criteri differenziati, che portano – oltretutto – a risultati talvolta difficilmente tra loro confrontabili o discutibili.
Destano perplessità, non tanto e non sempre l’entità o la qualità delle risorse che dal documento emergono come fabbisogno dei DP ma, piuttosto, le vie difformi attraverso le quali queste risulterebbero essere state calcolate che rischiano di non giustificarle.
Al timido riconoscimento che nel fabbisogno rientrano figure professionali e discipline diverse – ma chissà perché solo nell’ambito SSL! – quel quadro di virtuosa multidisciplinarietà e multiprofessionalità che dovrebbe caratterizzare l’intero ambito della Prevenzione sembra sfuggire al documento.
Se questa fosse realmente la formulazione finale del lavoro del Tavolo, stupirebbe infine l’assenza di un quadro unitario e coerente all’interno del quale i singoli standard dovrebbero ragionevolmente essere inseriti, e rimarrebbe, invece, la percezione che sia stata condotta una semplice sommatoria, sbilanciata e frammentata, di visioni parziali[1].
Rimangono inascoltate, a monte, le questioni riguardanti, da una parte l’adeguatezza del contesto organizzativo e strategico complessivo in cui quelle risorse vanno allocate e, dall’altra la valutazione di appropriatezza e efficacia delle attività considerate, ma dobbiamo arrenderci al fatto che non rientrava tra gli obiettivi del Tavolo quello di affrontare quel ripensamento e consolidamento del DP entro il Servizio Sanitario Nazionale che, non solo i marcati mutamenti epocali, ma anche un’onesta analisi dello stato dell’arte, parevano richiedere[2].
Di più, per ora, riteniamo non sia conveniente argomentare, proprio alla luce delle molte incertezze che caratterizzano lo stato del documento, mantenendo ferma però la volontà di segnalare la preoccupazione che il suo contenuto sta producendo in molti che hanno a cuore le sorti della Prevenzione e dei Dipartimenti di prevenzione.
[1] Forse in entrambi i suoi significati di “riferito solo ad una parte” e di “mosso da spirito di parte”.
[2] Per un approfondimento: https://snop.it/la-prevenzione-nel-ssn-riflessioni-della-snop-sulle-criticita-un-seminario-di-confronto/ e https://snop.it/la-prevenzione-nel-ssn-riflessioni-della-snop-sulle-criticita-la-sintesi-e-i-materiali-del-seminario-del-6-maggio-2023/