Un’esperienza a Milano
Le città, oggi più che mai, sono affamate di spazi, e le aree di alto interesse commerciale, di intrattenimento e di ristorazione hanno un tale valore economico che è imperativo valorizzare anche una spelonca o un minimo pertugio. Avviene così il recupero di cantine, gallerie, magazzini interrati equipaggiati con impianti di aerazione e illuminazione
sostitutiva di quella naturale. A dire il vero non è una condizione tanto dissimile da quella di chi lavora lontano 30 metri dalle finestre al terzo piano della Rinascente, o al banco dei freschi in fondo ad un supermercato e infatti è una condizione che viene il più delle volte autorizzata anche solo con una valutazione documentale e quindi autocertificata anche in ATS.
Ma quando l’autorizzazione riguarda una biobanca che accoglie serbatoi con centinaia di litri di azoto liquido in un interrato ospedaliero, quando riguarda locali interrati di preparazione di radiofarmaci, officine ferroviarie e tranviarie in galleria, o quando semplicemente riguarda decine di singoli esercizi commerciali in un unico spazio interrato condiviso, con interferenze nella movimentazione delle merci, nell’affollamento di clienti, nel coordinamento delle emergenze, allora l’autorizzazione è un momento importante di verifica di come è organizzata e gestita l’attività in relazione alle misure di prevenzione in una condizione di “svantaggio strutturale” dei locali. Questo è stato il lavoro per dare un contenuto serio ad un adempimento che poteva essere comodamente archiviato in autocertificazione.
E questo è sempre stato molto apprezzato anche dalle imprese, che credo continueranno a chiedere di confrontarsi con il servizio (e dico “servizio” non a caso) PSAL, anche se espropriato dell’art. 65.
Tiziana Vai