NOI SIAMO
QUELLI CHE...

Pensano che le informazioni sullo stato di salute delle persone e delle comunità, sulle malattie e gli infortuni, sulle cause di entrambi...costituiscano una premessa indispensabile per fare prevenzione;
Offrono alle istituzioni, ai corpi intermedi della società...valutazioni, proposte, azioni di informazione e formazione con l'intento di partecipare...;
Non hanno conflitti di interesse...per cui sono liberi di dire ciò che pensano
Comunicano in modo trasparente...
Non hanno tra gli obiettivi prioritari la difesa di categorie o di singole figure professionali...
Cercano un continuo confronto con le altre Società scientifiche che operano nel mondo della prevenzione...
Non hanno mai smesso di credere nella necessità di un sistema pubblico di prevenzione diffuso in tutto il paese, in grado di garantire il diritto alla salute e di contrastare le diseguaglianze.
Pensano che la solidarietà e la partecipazione siano ancora valori indispensabili.

Memorialistica: un’introduzione e un invito

Condividi con:

Facebook
Twitter
WhatsApp
Email
Stampa

Tempo di lettura: 3 minuti

Tempo di lettura: 3 minuti

Il valore della memorialistica per la storia

Tornando a casa dal mio ufficio in San Salvi e percorrendo a piedi il tratto fino alla stazione di Campo di Marte mi capitava di imbattermi nella lapide stradale dedicata a Luca Landucci, definito come “diarista” nato nel 1463 e morto nel 1516. Incuriosito dalla strana definizione attribuita a questo personaggio, approfondii la sua conoscenza. Ne venne fuori il ritratto di un uomo comune del XV secolo, speziale di modeste risorse economiche, alieno da qualsiasi coinvolgimento nella vivace e tumultuosa vita pubblica del suo tempo, ma non certo alieno da forti sentimenti e chiara empatia per quel movimento di rinnovamento e resurrezione morale che si sviluppò in Firenze proprio in quegli anni, capeggiato da Gerolamo Savonarola. Luca Landucci tenne un diario che riporta i fatti minuti o rilevanti sia personali che pubblici che si svolgevano intorno a lui. La sua testimonianza non ha nulla di “storico”, non vuol tramandare una visione del mondo o illustrare una stirpe o un “partito”. È, invece, la narrazione delle cose che accadevano, giorno per giorno. Più e meglio di tanti scritti di suoi illustri concittadini (Machiavelli e Guicciardini tra gli altri) serve a connotare il tempo che egli visse. Accanto alla grande Storia scorre sempre la storia minore, fatta di piccole vicende, popolo minuto, fatti apparentemente secondari, in realtà significativi di un’epoca, di un mondo. Tutto questo non lo si trova nei libri eruditi o nelle analisi sapienti, ma invece negli scritti minori, nelle cronache, nella diaristica infine.

 

Le vicende del ’68 e dintorni nel secolo XX, in maniera non differente da quelle del ’48 del secolo XIX, o del fatidico ’89 francese nel secolo XVIII, come quelle di tanti altri momenti critici della storia hanno trovato e troveranno sempre studiosi capaci di denotarne le caratteristiche, di estrarne il senso alla luce del tempo contemporaneo. Ma ciò che rischia di essere perso è l’humus dal quale le vicende più importanti nascevano.

 

Il movimento per la conquista di più civili condizioni di lavoro e di salute nei luoghi di lavoro è stato oggetto in anni recenti di attente ricostruzioni a carattere storico. I protagonisti principali di quegli anni hanno trovato collocazione nell’ambito della storia della società italiana del secondo dopoguerra e degli anni del boom economico. Parte non secondaria di questa storia è rappresentata dalle lotte dei lavoratori per conquistare migliori condizioni di lavoro e più sicuri e salubri ambienti di lavoro. Non mancano documenti sindacali, libri di base su esperienze esemplari svolte nelle fabbriche di quegli anni, tra i primi anni ’60 e la fine dei ’70. Inchieste operaie, apostolato sociale di giovani intellettuali vi vengono descritti e discussi, spesso dando conto anche degli scenari più ampi politici a livello nazionale e internazionale. È mancato finora un racconto diaristico di queste vicende, in particolare di quelle relative alle lotte per migliori condizioni di salute nelle fabbriche. Alcuni riflessi si possono trovare nella letteratura “alta” e, frammentariamente, nella saggistica di settore, ma il racconto vivo, in prima persona dei protagonisti stenta a trasmettersi.

 

La memoria di quegli anni si trova a nostra disposizione, nei racconti che ognuno di noi ha da scrivere sulle esperienze vissute in prima persona. Episodi minori, forse. Il rapporto con i delegati delle Commissioni ambiente, le discussioni con i Consigli di Fabbrica, le riunioni nei Consigli sindacali di Zona, il dialogo intenso, a volte aspro, ma sempre partecipe tra giovani intellettuali, medici, ingegneri, laureati di altre discipline scientifiche, studenti in formazione, e altri giovani, coetanei, che in fabbrica lavoravano. Le 150 ore all’Università con la “trasgressione” di veder sedere sui banchi delle aule chi ne era stato da sempre tagliato fuori, spesso per censo più che per demerito.

Questo patrimonio aspetta di essere valorizzato, riportato alla luce, non tanto come oggetto di studio, quanto come soggetto di esperienza.

 

Per comprendere fino in fondo il dramma di quei lavoratori che, reduci dalla guerra, tornavano al lavoro in fabbrica affetti dalla tubercolosi, contratta per via degli stenti della guerra, vale molto di più quanto scritto da Paolo Volponi nel suo indimenticabile “Memoriale” che la lettura degli innumerevoli articoli scientifici dedicati al problema delle malattie polmonari nell’industria metalmeccanica, disseminati nelle riviste scientifiche dell’epoca post-bellica. Così come per comprendere a fondo le sofferenze e la vita della miniera tra gli emigrati italiani in Belgio, “scambiati” con i carichi di carbone indispensabili alla ricostruzione del paese, vale molto di più il libro-diario di Raul Rossetti “Schiena di vetro”, dall’archivio dei diari di Pieve Santo Stefano, di tanti saggi sociologici.

 

È quindi per colmare questo vuoto che sollecitiamo i tanti che conservano nel loro cassetto storie di quegli anni a farsi avanti, inviando alla redazione@snop.it i propri ricordi, le proprie memorie.

 

Alberto Baldasseroni

Se lo desideri, sostienici con una donazione

ULTIMI ARTICOLI

RIMANI AGGIORNATO

Lascia un commento