Se ne parla in un convegno in programma l’ 1 febbraio a Bologna: sindacati, istituzioni, università e associazioni insieme per la sicurezza degli utenti deboli della strada 7.000 morti e oltre 200.000 feriti in dieci anni: non è il bollettino di guerra dell’Afghanistan ma il dato impietoso sulle tragedie che coinvolgono i pedoni.
Numeri impressionanti, resi ancora più drammatici dalle invalidità permanenti riportate dalle vittime della strada. Soltanto nel 2011 si contano 21.000 feriti e ben 589 morti. Questa immagine terribile si fa ancora più nitida se si pensa che il 30% dei pedoni perde la vita mentre attraversa sulle strisce e oltre il 50% delle vittime ha più di 65 anni. Una media agghiacciante di quasi due morti e trenta feriti al giorno, una strage bianca che non può lasciar indifferente l’opinione pubblica. Per questo i sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, l’Osservatorio per l’educazione stradale e la sicurezza della Regione Emilia-Romagna e il Centro Antartide lanciano in questo inizio di 2013 il convegno “Muoversi a piedi: per una mobilità amica delle salute e dell’ambiente” che si terrà a Bologna l’1 febbraio.
Collaborano all’iniziativa Auser, Ada e Anteas. Ci arriva il cuore, prima che la matematica, a farci percepire la montagna di dolore che grava anche su tanti parenti e amici delle vittime della strada. Per tragedie che sono in larga parte evitabili. Figlie perlopiù del mancato rispetto delle regole e dall’assenza di educazione civica tra gli automobilisti. In genere li definiamo “incidenti” stradali. Ma è un errore.
“Incidente” infatti ha un’accezione di evento fortuito e casuale: ma è difficile evocare la casualità quando chi guida, magari distratto da una telefonata, investe un pedone che attraversa sulle strisce. Oppure pensare alla sfortuna quando si incrocia un guidatore ubriaco. O qualcuno che non rispetta i limiti di velocità, così importanti: è noto infatti che un pedone investito a 30 chilometri orari ha il 50% di possibilità di sopravvivere, il 10% di possibilità se investito a 50 km/h, e oltre i 60 non ha speranze. Non a caso le città europee più sensibili puntano sull’introduzione di limiti di velocità a 30 km/h per le automobili in città, provvedimento che timidamente si affaccia in Italia a partire da Saronno e da Reggio Emilia. Morire sulle strisce pedonali non può essere una fatalità.
Questa strage silenziosa si consuma soprattutto nelle città. A differenza di altri paesi europei, in cui chi cammina gode di maggior considerazione da parte di chi guida, in Italia il rispetto dei pedoni fatica a cristallizzarsi in un idem sentire, ovvero in un patrimonio culturale condiviso, presente invece in molti paesi civili europei. Un divario da colmare. In fondo “Tutti siamo pedoni” dal titolo della campagna di cui il convegno è parte.
E camminare fa anche bene alla salute, oltre che all’ambiente; si risparmia energia, si vive lo spazio in modo diverso. Reagire alla strage si può. Se ne discuterà al convegno “Muoversi a piedi: per una mobilità amica delle salute e dell’ambiente” che si terrà a Bologna l’1 febbraio promosso dai sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, dall’Osservatorio per l’educazione stradale e la sicurezza della Regione Emilia-Romagna e dal Centro Antartide.
Si prevede la partecipazione dei Segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, Carla Cantone, Ermenegildo Bonfanti e Romano Bellissima. Insieme a loro vari esperti universitari, dell’Istituto Superiore di Sanità, degli enti locali e delle Ausl.