Salute e sicurezza sul lavoro nell’atto di indirizzo per l’anno 2025 del Ministro della Salute
Avendo sotto gli occhi quello che sta succedendo nella sanità pubblica (e quello che, in certi casi, vi è già irrimediabilmente successo) e, accanto, gli orientamenti del Governo attuale, ci sarebbe da dire molto sulle pronunce a favore del SSN che vengono espresse, peraltro solo brevemente, nelle premesse di questo Atto di indirizzo per l’anno 2025 del Ministro della Salute, Schillaci, dove lo definisce imprescindibile, insostituibile, dal valore inestimabile ecc. Ci si potrebbe interrogare anche sul perché non si parli del rapporto con quella sanità privata, ulteriormente e dichiaratamente sostenuta e finanziata dal Governo. O non si tocchi la questione della forte crescita della spesa che i cittadini sono costretti (quando possono) a sostenere di tasca propria (che, quando si potevano usare termini stranieri, avremmo definito “out of pocket”) per le cure, quando addirittura non vi rinunciano.
Potremmo chiederci come si possano conciliare i programmi vaccinali citati con sentimenti e provvedimenti governativi che accarezzano e sanano atteggiamenti no-vax o antiscientifici. O come si possa promettere di “ridurre le disuguaglianze tra le regioni nell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)” nascondendo che si sta lavorando per porre le basi (autonomia differenziata) per rafforzarle.
Potremmo dedicarci a verificare quale significato venga dato al termine “prevenzione” in ciascuna di quelle 60 volte in cui viene usato, per scoprire come, al di là di una larga profusione di “stili di vita”, importanti classi di determinanti di salute siano dimenticati; quelli ambientali, al di là dello slogan “salute-ambiente-clima”, quelli economici, quelli sociali al di là di qualche cenno ai migranti e ad astratte povertà “sanitarie”, le disuguaglianze quando non siano quelle indotte dalle disomogeneità regionali di accesso, i determinanti commerciali, culturali, politici … quelli lavorativi.
Tante domande che sarebbero certo utili, ma, per una nostra deformazione costitutiva, ci soffermiamo proprio su quelle 22 righe che il documento dedica alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (capitolo 1.3, pag. 9) e ne sottolineiamo alcuni aspetti.
Un terzo dello spazio è dedicato alla intenzione di consolidare il ruolo del Comitato ex art. 5 del D.Lgs. 81/08 per le buone ricadute che questo avrebbe in termini di “coordinamento e di collaborazione interistituzionale tra le Amministrazioni coinvolte, anche alla luce della recente evoluzione normativa”. Accogliamo con soddisfazione questa volontà del signor Ministro, perché l’assenza di quel cruciale organismo è denunciata da tempo, ma non possiamo non sottolineare che la sua carenza è responsabilità diretta del Ministero alla salute e del Ministro che lo presiede! Tanto che tutta o quasi la “recente evoluzione normativa” è avvenuta senza il coinvolgimento del Comitato e delle Regioni[1] ma anche senza quella consultazione preventiva delle parti che rientra nei mandati del Comitato. Ma, certo, aspettiamo con grande favore questa promessa!
A margine prendiamo nota: il Ministero del lavoro, quando parla di SSL, dimentica ASL e Regioni (v. la “patente a crediti” o, da ultimo, il Piano integrato per la SSL del dicembre 2024) e il Ministro della Salute, cosa fa? Non nomina né Ministero del Lavoro né INL, parlando qui genericamente di Autorità Competenti, fingendo che nulla dalla L. 215/21 in poi sia accaduto al ruolo della Sanità in materia di SSL.
La buona notizia è che il Comitato art. 5 si occuperà finalmente, anche se “a buoi scappati”, di fare la “mappatura degli organici dei Servizi per la Salute e Sicurezza sul lavoro delle Asl”, ovviando ad anni di mancato monitoraggio e di disinteresse ma anche alla imperdonabile défaillance del Coordinamento Regioni in termini di rendicontazione. Anche qui, dopo anni di lamentele sul definanziamento e sul depauperamento delle risorse dei Servizi pubblici di prevenzione delle ASL, il Ministero, fingendo di non sapere, decide che forse è il caso di andare a vedere se poi sia vero. Ma meglio tardi che mai e le Regioni incassino il colpo e forniscano finalmente i dati.
Stupisce un po’ che la questione degli organici dei Servizi PSAL sia messa sullo stesso piano di quella della “carenza dei medici competenti”, della cui urgenza non si aveva notizia: ma si sa che i medici competenti hanno presso il Ministero un ascolto migliore rispetto alle ASL.
La seconda parte di questo capitolo dell’Atto di indirizzo, riguarda le attività dei Servizi di prevenzione del SSN. E di che cosa si occupano questi Servizi? Di vigilanza! Che – recita l’atto – andrà programmata secondo “linee strategiche e criteri di coordinamento, declinabili in funzione delle caratteristiche epidemiologiche, socio-economiche e del tessuto produttivo dei diversi territori” che saranno adottate dal Ministero della Salute unitamente alle Regioni e Province autonome, in linea con il PNP e i PRP. Inoltre, la vigilanza “ordinaria, integrata e coordinata” garantirà la complementarità degli interventi ispettivi da parte delle “Autorità competenti” (chissà quali?).
È vero che, malgrado i molti incontri nazionali e regionali su Piani di prevenzione e Piani mirati, dal 2013 non c’è un report nazionale di sintesi di tutte le attività dei servizi (ne abbiamo parlato qui di recente) ma non possiamo credere che sia per questo che il Ministero non sappia che cosa fanno i Servizi PSAL! Che non abbia idea, oltre che del vasto e delicato lavoro “non programmato” di supporto alla Magistratura, delle importanti attività di assistenza e comunicazione, di indagine epidemiologica, di ricerca attiva delle malattie professionali, di ricostruzione ai fini preventivi delle cause degli infortuni gravi e mortali, di contributo ai registri nazionali dei tumori professionali …
Dobbiamo forse pensare che sia per questa disinformazione che non si è mai sentita da parte del Ministero una parola di apprezzamento e valorizzazione del continuo lavoro degli operatori di questi Servizi, del destino dei quali si è disinteressato per anni?
Tutto qui, signor Ministro? È questo l’indirizzo in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro annunciato dal documento? Come potranno le ASL con i propri Servizi dedicati, con il complesso di attività istituzionali e con i programmi di attività affidati da LEA e PNP, riconoscersi in queste “priorità”? Come si coniuga questo con il mandato che, pur sbiadito dai colpi degli anni e dei governi, viene loro attribuito dalla L. 833/78?
Confessiamo che, più a monte, ci preoccupa che non la traspaia alcuna idea di quale debba essere il ruolo della Sanità in questo sistema istituzionale “dualistico” oggi vigorosamente conteso dal Ministero del lavoro (che, invece, un’idea più precisa sembrerebbe averla).
Grande è la confusione sotto il cielo. Ma la situazione non pare propizia per alcunché.
[1] ) Si vedano, in proposito, l’ordine del giorno della Conferenza delle Regioni del 18 aprile 2024: http://www.regioni.it/comunicato-stampa/2024/04/18/sicurezza-sul-lavoro-ordine-del-giorno-della-conferenza-delle-regioni-658452/ e la successiva lettera della Commissione Salute https://www.ciip-consulta.it/images/CS_lettera_infortunio_Sicilia_signed_FIRMATO_timbrato.pdf